mercoledì 22 agosto 2012

La spada spezzata: un gioiello rosso sangue e furia


Sapevo che La spada spezzata aveva ottime possibilità di intrigarmi: mondo e mitologia norreni (li sentite gli ululati?, i ghiacciai?, il cozzare delle spade?, lo sciabordìo dell'onda contro i legni?, il canto dello scaldo?), uno scrittore americano con gli attributi, Nord Europa e Faerie.
Non ha deluso, neanche un po': una storia dalle leve perfette e funzionali; una caratterizzazione dei personaggi impregnata fino al midollo delle atmosfere dell' Edda poetica, immersa in ambientazioni che riescono a essere ancora più evocative e puntuali. Se amate un viaggio per le epoche storiche e mitiche, La spada spezzata fa sicuramente per voi!
È un libro che parte molto bene, continua meglio e si chiude con coerenza. Ma, soprattutto, è uno di quei libri capaci di seguire un filo e lasciar intravedere molto altro, un intero mondo, tanto da rimpiangere seriamente che duri solo 300 pagine. Viene scritto e pubblicato nel 1954, rivisitato nel 1971 da Anderson (che scrive una Prefazione per l'occasione).
Una storia in cui proprio non manca la ferocia, per un mondo in cui la violenza era cosa così comune che, pur nelle svariate occasioni in cui ricorre, non si percepisce nessuna morbosità o forzatura da parte dell'autore. Un libro sicuramente impetuoso, una lettura totalizzante, al punto che, sempre di Poul Anderson, leggeremo presto anche Tre cuori e tre leoni (recensiremo sicuramente anche lui). 
Lo stesso Anderson, nella prefazione, scrive che un se stesso molto giovane "dipinse elfi e Asi come esseri amorali, totalmente spietati quando qualcuno li contrariava, in conformità a quanto possiamo leggere nelle Edda e nelle varie saghe". Un romanzo fantasy che viene considerato da Anderson un episodio della propria carriera di scrittore, significativo e particolare, sebbene lui, al momento della prefazione, si riconoscesse più nello spirito di Tre cuori e tre leoni.
Infatti, La spada spezzata, per quanto possieda il fascino del sangue e della tragedia, lascia nel lettore un profondo sentimento di malinconia. Non negativa, certo, ma il mondo dipinto da Anderson è coerente fino in fondo con se stesso: dopotutto, è un cosmo destinato a finire con un crepuscolo degli dèi.
In questo, che ruolo, che peso, che possibilità possono avere mai gli elfi e, tantomeno, gli uomini? Vedremo che la risposta è estremamente complessa.
Ringrazio gli appartenenti al gruppo facebook del fantastico/meraviglioso/imperdibile sito Bifrost - Viaggio nel Paese dei Miti e delle Leggende, senza i quali non avrei avuto occasione di segnarmi alcuni titoli estremamente interessanti, tra cui La spada spezzata.

Troverete due parti, in questo articolo.

1) Per chi non ha ancora letto il libro, nella forma di una normale recensione, con spoiler ai minimi.

2) Per chi ha già tenuto in mano questo romanzo. Che io, personalmente, ho già riletto nei suoi capitoli più belli, sia perchè volevo recensire per bene, sia per chiarire alcune cose, sia perchè, ultimo ma non ultimo, ci sono passaggi troppo belli!
Cercherò di non fare riferimenti troppo puntuali o di rivelare nodi troppo importanti neanche in questa parte, che si propone di essere un commento e una riflessione sopra alla trama, ai personaggi e ad alcune scelte dell'autore. 
Sconsiglio comunque di leggerla, a chi non abbia ancora avuto il piacere di iniziare La spada spezzata e il tormento di vederlo finire troppo presto. E' inevitabile voler approfondire un po', perché Poul Anderson ha scritto un romanzo in epoca vichinga con grande cognizione di causa e precisione filologica.



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La spada spezzata è un fantasy storico pubblicato, come abbiamo già detto, nel 1954 (sì, lo stesso anno de La compagnia dell'anello!). L'autore è conosciuto soprattutto come scrittore di fantascienza, vista la sua enorme produttività in tale settore... Ma La spada spezzata dà prova che Anderson era una penna estremamente abile anche in altri generi!

La storia è una perfetta doppia elica: l'inizio è nello scambio di due bambini appena nati. I loro destini si inseguono e si incrociano, fino allo scontro finale. Allo stesso modo, gli eventi oscillano dal mondo umano (Midgard) a quello elfico (Alfheim). 
Orm il Forte, un vichingo, dopo anni di scorribande si stabilisce sulla terraferma: sceglie le terre del nord Inghilterra, chiamate successivamente il Danelaw, uccide il precedente proprietario inglese e chiede in sposa Aelfrida, la figlia di un ricco possidiente di quelle zone. Lei è cristiana, lui ovviamente no, ma si fa battezzare anche se non sopporterà la presenza ecclesiastica in casa propria. Tanto che, quando nasce il loro primogenito, non si può battezzarlo immediatamente perchè la prima cappella è troppo lontana. Il padre è via di casa, il bambino non è ancora dedicato a nessun dio. Della cosa viene a conoscenza il conte degli elfi, Imric: un figlio umano è un figlio estremamente prezioso per la loro stirpe, così Imric ingravida e fa partorire nel giro di poche ora una troll che tiene prigioniera da novecento anni. Prende il proprio figlio con sè, si reca nella casa degli umani e fa lo scambio. L'infante umano viene chiamato Skafloc, crescerà tra gli elfi, assimilando la loro arte magica, i loro movimenti, e anche lo stesso modo di pensare.
Nella casa vichinga crescerà invece un piccolo in tutto e per tutto uguale a lui, destinato a essere la sua ombra e una sua copia. Il giovane ha il nome di Valgard, è amato dal padre ma non dalla madre, che preferisce gli altri due figli avuti da Orm, Ketil e Asmund. Valgard è impetuoso, testardo e violento. Senza amici, sorridente solo mentre macella il bestiame o combatte a sangue. Indomito e solitario, non si lascia piegare da niente e nessuno. Portatore di sventura per la propria stirpe, incontrerà sul proprio cammino una bellissima donna, che lo spingerà a compiere i peggiori delitti...

In realtà, la donna è una strega, madre di colui che Orm aveva ucciso per impossessarsi delle terre inglesi. Mentre tutto andava distrutto, aveva maledetto il vichingo, e ora opera non poco per portare, con l'astuzia, Valgard a compiere quella maledizione. I suoi piani malefici riescono, ma non tutto va per il verso giusto...
Valgard è venuto a sapere di essere consanguineo dei troll, cerca la propria gente e riesce a farsi riconoscere all'interno dei loro ranghi. Neanche qui troverà un senso di appartenenza, scegliendo la strada della violenza. I troll si apprestano a combattere gli Elfi, in una guerra che sarà quella decisiva per il possesso dell'Inghilterra.
Skafloc è determinato a sterminare e schiacciare definitivamente i troll: con una incursione nelle terre di questi ultimi, riesce a salvare una delle due umane finite nelle mani del re, Freda. I due giovani si innamorano ma non sanno di essere fratelli, visto che Imric non ha mai rivelato a Skafloc, che pur sa di essere umano, da quale famiglia lo abbia tratto.
Il resto starà al lettore gustarlo, abbiamo detto abbastanza, sicuri che le pagine del libro sapranno rivelare talmente tanto ancora che il piacere della lettura non sarà affatto rovinato!

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Andiamo adesso a vedere i punti di forza di questo romanzo. Faremo degli esempi prendendo il personaggio di Valgard che, dal punto di vista della complessità e della raffinatezza narrativa, è il migliore del libro.

1) L'intelligenza con cui è stata costruita la trama, che può essere goduta a più livelli.

Berserkergang in corso.
Abbandonare le vicine postaz- ... .
Valgard è un berserker, che distrugge la famiglia dove è cresciuto e che, fino a un certo momento, crede propria. Pur essendo negativo e incarnando una furia negatrice incontrollabile, è un personaggio in balia di meccanismi e macchinazioni più grandi di lui: il suo stesso concepimento è funzionale allo scambio con il piccolo umano, è una creatura che non appartiene a nessun mondo, nè quello umano, nè quello dei troll e tantomeno elfico. Viene privato della lunga vita da Imric, che gli impone alla nascita una crescita simile a quella degli umani, e dei grandi poteri delle razze non umane. In più, essendo mezzo elfo e mezzo troll, non possiede un'anima ed è destinato a scomparire, senza possibilità di appellarsi agli dèi o al Cristo Bianco. Insomma, le peggiori condizioni di partenza e di arrivo, che vengono aggravate dall'inganno e dall'odio della strega, che consuma la propria vendetta personale ingannando e servendosi di Valgard contro la famiglia di Orm il Forte.
Valgard e Skafloc sono destinati a combattersi, perchè Valgard è l'ombra di Skafloc, un doppione, nato per Skafloc e destinato a non essere riconosciuto da nessuno se non come strumento per qualcosa. Un semplice scambio, l'introduzione del doppio, e Anderson crea le premesse per tutto il resto della trama.
Unisce due elementi che riescono a darle un sapore antico: l'ineluttabilità del destino, del diventare ciò che si è a scapito della propria felicità e della propria vita, e i diversi piani dell'essere. Infatti...

2) Le diverse razze che si danno "botte da orbi".
Anderson fa rivivere il cosmo spirituale testimoniato dall'Edda. Se anche la trama del romanzo fosse stata orrenda (cosa che assolutamente non è), varrebbe la pena leggerlo anche solo per la curiosità di conoscere il mondo dei troll, degli elfi alti, dei nani, di intravedere gli dèi, di godersi, insomma, una ricostruzione filologicamente inappuntabile. Rispetto a un altro grande e amatissimo autore, Tolkien, ricalca maggiormente le fonti poetiche e mitiche cui entrambi attinsero, per la scrittura delle loro opere. La spada spezzata mostra un Alfheim molto diverso dalle storie raccontate nel Silmarillion (quando avremo il coraggio recensiremo anche questo splendore, non temete...).
Il Conte Imric riesce a essere estremamente odioso, nel modo in cui tratta le altre razze: la prigioniera troll con cui concepisce Valgard, il distacco nei confronti di Skafloc, che alleva solo perchè sia utile negli eserciti degli elfi e, ultimo ma non ultimo, la sua incapacità di comprendere la propria compagna. Moglie che è anche sua sorella, non essendoci il tabù dell'incesto presso gli elfi. La crudeltà di Imric è dovuta alla differenza tra le diverse razze, che è e resta abissale.

Legolas e Gimli (LotR),
esempio del superamento dell'odio tra nani ed elfi!
Tolkien e Anderson sono così diversi nelle interpretazioni della tradizione, che confrontarli richiederebbe un lunghissimo lavoro e finiremmo per non poter decidere chi preferire (se proprio lo vogliamo fare), se non sulla base dei gusti personali. 
Ne parliamo qui perchè una delle cose che più li differenziano è l'impossibilità dell'amicizianel libro di Anderson, in cui infuriano vendette e guerre, con le parallele eterne guerre tra elfi e troll, dèi e Giganti del Ghiaccio. 
Mancano quel senso di gentilezza e positività che determinano alcuni tra i momenti essenziali de Il signore degli Anelli. È un mondo terribile quello in cui si ritrovano Valgard e Skafloc, un mondo in cui Valgard, pur avendo dei momenti di esitazione e di forte combattimento interiore, non trova nessuna risposta al tormento se non l'omicidio e la violenza.

Il Thor della Marvel ha una grazia animalesca
tutta sua!
Inoltre, in Tolkien è totalmente assente il piano superiore agli elfi, quello degli dèi, e Sauron stesso non è che un servitore di quella divinità ribelle le cui vicende sono narrate ne Il Silmarillion. In Anderson invece vediamo gli dèi, in una versione decisamente più pagana e non filtrata da una rielaborazione mitico-letteraria (in cui non mancano sfumature bibliche): Odino e la Caccia Selvaggia, Tyr, Thor... Proprio quest'ultimo ha distrutto la spada Tyrfing,  che può solo portare vittoria, e sventura. Toccherà a Skafloc trovare il modo di farsela forgiare nuovamente da un Gigante del Ghiaccio, ingannandolo, dicendogli che è per Loki e che il Ragnarök è alle porte. Sarà la spada a decidere il destino di Valgard e Skafloc, così come gli esiti della guerra.
Non si può pretendere da La spada spezzata l'elaborazione in ampiezza e approfondimento che si vede ne Il signore degli Anelli e negli altri racconti di Tolkien. Tuttavia, non lo si può proprio considerare più incompleto di questi, perchè Anderson ci ha regalato un romanzo perfettamente completo, in cui la ricostruzione di un mondo è minuziosa e pervade ogni riga. Al punto che la caratterizzazione è graduale e interna ai personaggi e alle ambientazioni, non ha bisogno di lunghe scene descrittive o esplicative, e tutto segue le vicende dei personaggi. Risulta così un romanzo compatto, senza nessun punto morto, che si fa leggere e rileggere con grande piacere.
Se ci sono dei momenti in cui si rimpiange seriamente che non sia più lungo, la brevità lascia pur sempre spazio all'immaginazione del lettore (che, diciamolo chiaramente, resta incollata ai mondi descritti da Anderson, in modo decisamente irrimediabile, state attenti!). Forse, unica nota un po' negativa del romanzo, è il finale che viene costruito per tutta la seconda metà del libro ma che si svolge molto rapidamente, con una conclusione quasi brusca: a nostro avviso, un paio di pagine in più non avrebbero fatto male.

Parziale è anche la presenza degli dèi. Appaiono poche volte che, anche se sono quelle significative, sono caratterizzati così bene che fanno rimpiangere di non averli visti di più. Si capisce chiaramente che il destino di Skafloc segue i piani di Odino. Un altro elemento che distingue nettamente Anderson da Tolkien è infatti la diffidenza degli elfi verso gli dèi: le diverse razze non possono che essere in equilibri delicati, gli dèi sono temuti dagli elfi così come persino il Re dei troll non chiederebbe mai aiuto agli Jötunn, per evitare che si scateni una guerra diretta tra i Giganti di Ghiaccio e gli dèi.
Un forte senso del tragico è il risultato della convivenza-scontro di queste razze, che si contendono Midgard in attesa della fine del mondo... E in questo il Cristo Bianco non fa differenza, è il nuovo dio, molto potente, destinato a soppiantare i vecchi dèi. Gli esseri umani, infatti, pur contando generalmente pochissimo e non avendo neanche la capacità di vedere gli esseri fatati, hanno tuttavia la possibilità di scegliere, di venerare gli dèi o il Dio, e a causa di questo anche il potente Odino verrà scalzato dalla storia...

Manannàn Mac Lir.
Non possiamo non parlare, a riguardo delle divinità, di due altre figure estremamente simpatiche: il fauno, che Skafloc incontra durante una delle sue passeggiate giovanili, e Manannan Mac Lir, il re del mare (appartenente ai Sidhe d'Irlanda). Quest'ultimo accompagnerà Skafloc per il pericolosissimo viaggio in Jötunheimr, prezioso alleato nella navigazione e combattente temibile. 
Mr Tumnus (Le Cronache di Narnia),
 musino adorabile di James McAvoy.
Il fauno, invece, non ha nessun ruolo, di nessun tipo, restando una scheggia isolata all'interno di un romanzo che di solito non lascia niente al caso: ma anche lui, pensandoci bene, ha un compito. Infatti Skafloc lo incontra casualmente e ascolta la sua storia di creatura divina fuggita dalla propria terra e finita lì, da sola. Un racconto estremamente triste che Skafloc si limita a considerare una semplice lagna, del tutto sordo alla sofferenza e al destino del povero fauno (sì, ho simpatizzato con questo fauno, è adorabile). L'episodio, così isolato, lascia una profonda impressione di tristezza e malinconia per un mondo ormai perduto...

3) La donna che ama, la donna che combatte.

Skafloc, durante un'incursione nel regno dei troll, riesce a salvare una delle proprie sorelle dal triste destino di schiava sessuale (.... brrr). La fanciulla, Freda, viene portata alla dimora del Conte degli elfi, dove riesce a superare i molti traumi grazie alle medicine elfiche e alle premure di Skafloc. I due non sanno di essere imparentati, si innamorano e insieme affronteranno scontri, disagi, fughe, in una parabola discendente che segue le vittorie dei troll sul popolo degli elfi.
Freda incarna, in un certo modo, le qualità di una dimensione umana e religiosamente cristiana. Scoprire di essere la sorella di Skafloc comporterà una enorme difficoltà per la ragazza, che deciderà di abbandonare quella relazione impura, contro le leggi degli uomini e (figurarsi) della religione. Tale scelta porterà ad altro dolore e al coinvolgimento di altri esseri umani nelle vicende in cui lei ormai è compromessa.
Come personaggio, ha tutte le caratteristiche di una Lucia de I promessi sposi. Il paragone è stato immediato e certamente audace (ho avuto un trauma liceale con lei e con la bionda dell'Ivanhoe, le due donne più odiose del mondo letterario), ma Freda rispecchia quella stessa custodia di valori e tradizioni che, se in un certo senso è positiva, dall'altro come personaggio lo appiattisce. A differenze delle donne letterarie sopra citate, tuttavia, Anderson riesce a rendere Freda una donna che si fa coraggio e che, alla fine, non riuscirà a resistere al proprio sentimento e riconoscerà che l'amore che prova per Skafloc non può essere in nessun modo cancellato. Il che, detto da una donna, è ben lontano dalla presa di coscienza e dal superamento di un ruolo psicologico e sociale, visto che il ritorno di Freda è destinato, in un certo senso, ad andare incontro alla distruzioneIn questo senso, Freda incarna una capacità di amare e di affrontare la vita che Valgard, in una situazione simile, non ha. 
La figura della donna si snoda attraverso diversi personaggi, di cui i principali sono Freda e Leea, la sorella-moglie di Imric. E queste donne, nel loro modo di affrontare la guerra e rapportarsi al mondo cui appartengono, riflettono pienamente due modi di essere inconciliabili, quali sono quello umano e quello elfico. Il loro confronto diretto sarà anche aspro e le gelosie non mancheranno. Anderson, pur scrivendo una vera e propria Saga di Scafloc, si sofferma puntualmente e senza risparmiare spazio, quando può, su queste figure di donne.
Donne che non sono certo relegate al focolare: Freda e Leea, ciascuna nel proprio stile, combattono per i propri uomini e sono la chiave di volta per il loro successo o la loro sconfitta. Figure femmili potenti ma anche estremamente distruttive.

Bella eh? Prima di condannare
Valgard datele un bacio.
(Da un film che recensiremo insieme
al libro da cui è tratto. Chi indovina?)
Parliamo della strega, un personaggio essenziale perché è stata proprio lei a maledire Imric e la sua casata, e a trascinare Valgard verso la distruzione della casa di colui che lo ha tirato su come un padre. La strega vive in una casupola squallida, orribile, è una vecchia che non ha altra ambizione che quella di distruggere l'uomo che ha annientato la sua famiglia. Una vendetta che si consuma irretendo Valgard con illusioni d'amore, simili a quelle che userà Leea sul giovane mezzo troll-elfo, e che segneranno il suo destino. Anche in questo il fato di Valgard è opposto e parallelo a quello di Skafloc, visto che, mentre per Skafloc Freda rappresenta la scoperta della sua umanità, per Valgard la strega e Leea rappresentano erinni crudeli che lo usano solo per i propri scopi. Continuamente ingannato e tradito, confinato in una esistenza del tutto inautentica, Valgard non trova nessuno in grado di portarlo su un'altra strada, e verrà completamente consumato dal fuoco oscuro dell'odio. Consideriamo, inoltre, che è proprio la strega a informare Imric della nascita di un bambino non ancora dedicato a nessun dio, e pertanto la responsabile prima del concepimento stesso di Valgard.
Ma la strega non è importante solo per segnare il destino di Valgard. Infatti, ci permette di assistere a una scena molto interessante: invoca il diavolo per sapere come fare a muovere le pedine sulla scacchiera. Questo diavolo però altri non è che Odino e, sebbene la strega si accorga di tutti i tratti caratteristici del dio, non gli dà troppa importanza... Cosa possiamo pensarne, se non che neanche lei sapeva più riconoscere la religio della propria terra, impuro collegamento tra questa e la nuova dottrina che la rifiutava in quanto seguare di un male opposto al proprio bene?


Perché leggere questo romanzo


Perché 
è 
fantastico. 

In senso assoluto.


Titolo: La spada spezzata (The broken sword)
Autore: Poul Anderson (1926-2001).
Editore: Tif Extra.
Pagine: 298.
Prezzo: 9,90


@ Carla Righetti per Dita di Inchiostro.


9 commenti:

  1. Stardust? E' un film adorabile *-*

    Comunque questo libro è intrigante :3 e in più adoro la passione che infondi in ogni minima cosa che descrivi e recensisci, dovresti proprio lavorare per un giornale importante ! ^^

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    1. Bravissima Ilia, risposta esatta!! ^*^ Hai letto anche il libro? *-* Lo recensirò, non temere, io amo Neil Gaiman. <3<3<3

      Il libro va letto. Se mi vuoi bene e hai lo stomaco forte, leggilo. :)
      Mi basterebbe molto meno: datemi una penna e cambio il mondo (in attesa di trovare un posto di lavoro decente faccio da me con questo adorabile blogghino, ho dei colleghi fantastici *-*).
      Grazie per il commento cara <3

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  2. Stramaledizione Carla, avevo appena speso 25 e passa € in un fantasy e LO SAPEVI! Non puoi farmi questo! Perché, perché, perchééééé!! Non sono neanche arrivata alla fine del primo paragrafo prima di ordinare il libro! (Di nuovo su IBS, amazon non lo aveva, sembra destino ._.)
    E' tutta colpa tua!!
    (Bellissima recensione, complimenti :D)

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    1. Oh mia dolcissima creatura, tu sai che le mie manovre tattiche sono infami e altamente persuasive :p L'ho messa apposta quella parentesi evocatrice, sapevo che i pesciolini sensibili avrebbero abboccato. (Ma perché non ci facciamo pagare dalle case editrici?... Nel caso qualcuno se lo chiedesse: no, non ci pagano!!).

      Mi prendo la colpa come un merito. ^^ Sono troppo sexy questi figlioli perché anche tu non li conosca. ò_o/

      Grazie. Ci ho messo un mese, ma ce l'ho fatta a recensire questo stupendo romanzo xD (Meritava l'ispirazione, c'è poco da fare).

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  3. Buono, buono! Pare proprio un titolo appetitoso! :) Lo metto subito in lista!

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    1. E' come uno di quei magnum ripieni di caramello o amarena e noccioline e cioccolato fondente. *_*

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  4. Recensione memorabile. Grazie, Carla. "La spada spezzata" è stato, per me, un romanzo fondamentale, letto alla fine del quinto liceo... un bel po' di anni fa. In seguito ho letto un po' tutto ciò di Anderson sul quale sono riuscito a mettere le mani. I suoi romanzi fantasy, diversissimi tra loro, sono tutti straordinari; ma anche nei suoi romanzi di fantascienza - scritti con una competenza scientifica invidiabile - risuonano l'"Edda", le saghe scandinave, i drammi elisabettiani, le ballate medievali.
    Ho notato con piacere il tuo approfondimento al personaggio di Freda. Anderson è solitamente molto attento alle figure femminili, sebbene di solito non le mostri come delle agguerrite amazzoni, o delle eroine ribelli; la ribellione, nella donna andersoniana, è nello spirito di sacrificio, nella capacità di sostenere degli ideali, soprattutto laddove essi appaiono assenti o vengono a mancare.
    Metto subito il tuo Blog tra i miei preferiti e passo a leggere il resto...

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    Risposte
    1. Ciao Holger. Grazie a te per il bellissimo commento, sono felice che la parte di approfondimento sia piaciuta. C'era così tanto da evidenziare che mi sono fermata lì, è un romanzo e in quanto tale va goduto. Le figure femminili mi sono piaciute molto, ma davvero tanto, perché bilanciano bene tutto il resto, e sono così diverse tra loro: il confronto tra Leea è perfetto, e il modo in cui le donne elfo, a modo loro, combattono per i loro uomini proprio quando invece sembra diversamente... :)

      Purtroppo non ho avuto il piacere di incontrare Anderson così presto, ma da quando ho conosciuto La spada spezzata sono fermamente intenzionata a recuperare.

      Spero che troverai altri articoli interessanti. Piano piano confido di dedicare diverse recensioni ad alcuni testi sul mondo nordico che ho trovato. Non sono una esperta vera e propria, ma sono critica e lettrice assai infervorata, quindi con un po' di pazienza farò tutto...

      Un saluto :)

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  5. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

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