domenica 4 novembre 2012

Jack: basket, un padre gay e tanti guai...


Il romanzo di oggi è un piccolo libro: "Jack" di Amy M. Homes. È stato il romanzo d'esordio di questa scrittrice americana, nell'anno 1989.

Faccio immediatamente una precisazione: non ero convinta che meritasse un posto nello Scaffale della Vergogna, visto che il precedente "Biancaneve e il cacciatore" ha inaugurato tale sezione sotto il segno del pattume a qualità sottozero, cosa che non è per Jack.
In comune hanno certamente che sono entrambi da vedere/leggere. Il primo, perché passare una serata in compagnia a commentare e demolire una schifezza di tale livello è sempre un piacere; il secondo, perché il romanzo "non è male".
Approfondirò più avanti, per ora dico e ribadisco: sta nello scaffale della vergogna ma non perché sia una storia da cestinare.

Ma andiamo con ordine. Di cosa si tratta, vi starete chiedendo? Jack è un ragazzo di quindici anni (ne compie sedici durante la storia). Ha un migliore amico, Max, una vita scolastica normale e ama il basket. Con suo padre, si allena e sogna di diventare un grande campione. L'immagine del ragazzino americano medio. Si prepara persino a prendere la patente di guida.
Purtroppo le cose non vanno così bene come sembra, suo padre decide di lasciare la madre, va via di casa. Dopo un po' di tempo, confessa al figlio di essere gay. Nel frattempo la madre di Jack è passata da un amante all'altro, e non solo: li ha tutti portati dentro casa, costringendo Jack a cene imbarazzanti e tremende. Le vicende portano Jack ad avvicinare la ragazza dei suoi sogni, Maggie, che vive la sua stessa situazione: anche suo padre è gay e, per giunta, non esita a comportarsi in modo che sarebbe imbarazzante anche se non sei suo figlio/a. La storia evolverà di disastro in disastro, tra momenti di leggerezza e altri di tristezza, tutto attraverso gli occhi di Jack che non si capacita di essere davvero dentro certe situazioni, decisamente più grandi di lui. Persino la famiglia di Max, che agli occhi di Jack è fantastica e perfetta, mostrerà di non essere da manuale, trascinando Max, Jack e Maggie sulla stessa rotta sbandata.


Il romanzo si propone l'ambizioso obiettivo di mostrare la crescita di un ragazzo, messo a confronto con una realtà che destabilizza ogni senso del reale e di normalità. La narrazione è fluida, in molti punti anche piacevole. I dialoghi sono un punto forte, molto realistici. 
L'unica pecca, dal punto di vista formale, sono alcune (poche) scene in cui andando a capo da una riga all'altra si fa un balzo temporale troppo brusco, non annunciato. Non dovrebbe trattarsi di un errore dell'edizione italiana, visto che in altri punti c'è lo spazio di una riga vuota, al cambio di scena.

Allora, dove sono i problemi? Non è sicuramente facile parlare di omosessualità cercando di mantenere una certa ironia morbida, positiva, parlando dalla testa di un ragazzo americano medio. Ho acquistato il libro perché si presentava interessante proprio da questo punto di vista. Oltre per il fatto che c'era un canestro in copertina (lo so, lo so, la mia ossessione per Kuroko no Basket mi fa fare anche questo), ma questo era secondario.
Leggendolo, ho avuto momenti di apprezzamento, altri di totale irritazione. I personaggi sono ben formati, ci sono dei momenti in cui abbracceresti il padre di Jack, ma ce ne sono altri in cui il disastro è totale. Jack sembra circondato di persone talmente inaffidabili, dal punto di vista emotivo, che personalmente ho dovuto fermarmi più volte, mentre leggevo, perché avevo troppo pena per questo povero ragazzo.
Il punto di vista è quello di un adolescente, quindi è normale che tutto venga un po' calcato. L'autrice è brava nel rendere i tormenti, le piccole glorie, il bullismo e i batticuori di quell'età, e su questo non si discute. Tenendo conto di questo, ero incerta se mettere davvero il romanzo nello Scaffale della Vergogna, perché se la mettiamo così il romanzo resta comunque gradevole.

Perché, allora? Per una questione di carattere etico – non trovo una parola più adatta. Anzitutto, è normale che per Jack l'omosessualità del padre sia devastante, dal punto di vista psicologico, ma di questa via gay la Homes ci presenta più momenti tremendi che altro. È vero, sono tremendi per Jack (e Maggie), e in molti punti il padre di Jack si presenta come assolutamente adorabile, e pensavo, dopo i 3/4 del libro, che si trattasse solo del punto di vista di Jack, a influenzare la narrazione. Invece no, perché verso il finale si creano ulteriori eventi che confermano che il padre di Jack è un po' strampalato sul serio, come e quanto la madre che non sa ascoltare il figlio, che Jack non arriva ad accettare la scelta paterna, ma conclude con un: io sono io, Jack, non sono i miei genitori.
Diciamo che siamo buoni e ci diciamo d'accordo. Diciamo che non possiamo volere tutto e subito e sarebbe innaturale, per Jack, raggiungere un equilibro in grado di vivere più serenamente con le scelte del padre. Sarebbe stato perfetto se l'autrice avesse messo anche altro, se avesse aperto uno straccio di prospettiva.
Ad esempio, il basket. Ha il suo ruolo, nel romanzo, ma il modo in cui sono narrate le vicende, la gestione dell'intreccio, avrebbe probabilmente dovuto dare più peso a quello che è, a tutti gli effetti, l'unico universo in cui Jack può esprimersi appieno. Non a caso il finale del romanzo chiude proprio sulle note del basket (m'è anche piaciuto...).
A Jack, Max e Maggie non resta che poggiare su se stessi in un mondo di adulti che, omosessualità o no, è totalmente incapace di prendersi cura di loro. L'amarezza per questa conclusione, che si trae dalle righe, rovina l'impressione generale di un libro che si legge con piacere, ma che finisce per essere né carne né pesce. 
Anche senza dare la risposta del millennio alla crisi della famiglia, la Homes, impelagata in una matassa così delicata, avrebbe almeno dovuto indicare una linea possibile. Jack cresce ma la sensazione che resta è una grande tristezza, perché i suoi problemi sembrano, e sono a tutti gli effetti, delle mancanze, che non sono compensate da nient'altro.
Il rapporto con Max e Maggie si cementa, ma la Homes ci mostra, anche qui, più carenze che altro.

Finisce sullo Scaffale della Vergogna perché, a mio avviso (attendo dibattito, se vi capiterà di leggerlo >_>), nel momento in cui metti le mani nelle dinamiche dell'adolescenza non puoi usarla per mostrare quanto gli adulti sono tremendi, per giustificarli un attimo dopo (col fatto che sono rimasti psicologicamente bambini anche loro), e poi fargli fare qualche altra cavolata madornale, e poi di nuovo far vedere che "dopotutto, avere il padre gay non è peggio che averne uno violento", il tutto sulle spalle di un ragazzo cui non resta che trovare la risposta in se stesso. 
Anzi, si potrebbe anche fare ma allora devi farmi vedere la grande rabbia o freddezza del protagonista, mentre Jack si "limita" a passare per le rapide del fiume, a capire che non ci sono ciambelle di salvataggio e mettersi al timone. Insomma, vuole fare a pezzi la visione "normale" della famiglia, utilizza temi come l'omosessualità per dare il la all'intreccio, e nonostante.... 
Ah, dimenticavo. Stavo per dire "nonostante i momenti di riavvicinamento tra i suoi genitori". La cosa peggio gestita di tutto il libro. In alcuni momenti assurda, forzata, che fa leva su un evento esterno a loro per essere giustificata. In sé, plausibile, ma presentata in modo così brusco e irrealistico che mi si accappona la pelle solo a ripensarci. 
Sembra la fiera del politically correct anche in mezzo al disastro generale di valori, emozioni e punti di riferimento di Jack - sembra più un voler mescolare le carte, all'insegna del "ma sì, va bene anche così", che arrivare a capire che, forse, se il mondo in cui Jack cresce è così intollerante e la sua visione del mondo può essere più ampia e migliore, c'è da fare una seria critica sui modi di essere e apparire di quest'America.


Piccola nota pratica: Avendolo trovato nello scaffale in cui sono radunati i romanzi di genere, era accanto a Il bacio della donna ragno. L'ho notato proprio perché questo romanzo mi era piaciuto da morire e volevo vedere se c'era per caso qualche altra edizione e traduzione (se mi avesse garbato, l'avrei comprata). 
Poi ho visto Jack e ho pensato che valesse la pena dargli un'occhiata... 
-.-
Comprate Il bacio della donna ragno, se volete leggevi una magnifica storia d'amore tra due uomini.


Titolo: Jack.
Autore: A. M. Homes.
Editore: Feltrinelli.
Pagine: 230.
Prezzo: 8,50.



@ Carla Righetti per Dita d'Inchiostro

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