domenica 10 marzo 2013

Lo scrivano di Bombay: un matrimonio da salvare e un nipote gay che cerca la sua strada

Anjali Joseph è una giornalista, scrittrice, studentessa di Cambridge e insegnante alla Sorbona, nata nel 1978 a Bombay. “Saraswati Park” (da noi tradotto come “Lo scrivano di Bombay”) è la sua opera d'esordio come romanziera. 
Nel 2011 le è valso, in modo assai meritato, i premi Betty Trask e Desmond Elliot.

La traduzione del titolo in questo caso è, pur con le inevitabili riserve, comprensibile, per ragioni pragmatiche: Saraswati Park, un quartiere della periferia di Bombay, non avrebbe significato niente a un lettore italiano. Ma, in originale, il titolo recava un'impronta di estrema concretezza, amore, vita, dei luoghi che fanno da scenario al romanzo, fino a essere veri e propri protagonisti. Parlo anzitutto di questo perché non c'é una sola riga, in tutto il libro, in cui non trasudino gli odori e gli umori di Saraswati Park, di Bombay. Un affetto sconfinato e sereno quello di Anjali, per gli uomini e le donne e l'aria stessa di Bombay, per i vicoli, le strade, i grandi edifici e le piccole, piccolissime palazzine, per gli esterni e gli interni.

Gli altri tre protagonisti sono una coppia sposata, Mohan e Lakshimi, e Ashish, un nipote che va a vivere con loro per ripetere l'ultimo anno della scuola secondaria. Mohan è uno scrivano, lavora per le poste e scrive le missive e compila i moduli da parte di chi non è in grado di farlo da solo. Un mestiere ormai agli sgoccioli. Mohan ama i libri, specialmente quelli usati. Una (stupenda) delle prime scene d'apertura del romanzo è proprio su Mohan che, scoprendo dello sgombro dei venditori ambulanti su una strada di passaggio per lui, corre all'impazzata e, nello sfacelo dello sgombro, recupera alcuni libri caduti in terra e li restituisce al venditore (sì, da questo ho capito che avrei amato il romanzo).




Lakshimi, nella prima parte del libro, è quasi secondaria, in ombra. Non parla mai direttamente, cosa che mi faceva fremere proprio di voglia d'ascoltarla. Se l'autrice aveva adombrato decine e decine di cose bellissime attraverso le parole del marito, cosa avremmo scoperto sentendola parlare? Un modo molto delicato di presentare la donna, la sua potenza e le disparità entro il matrimonio, che logorano il rapporto con Mohan, che eppure la ama e ha per lei momenti di tenerezza squisiti.

Tanto che Lakshimi trova negli sceneggiati televisivi una forma di distrazione e di riscatto, immaginandosi spesso mediatrice dei loro drammi. Solo nel corso del romanzo, durante una separazione per motivi familiari, i due riusciranno a trovarsi, a ritrovare l'amore, la comprensione.

Ashish è un adorabile diciannovenne. Sul serio. Era da un pezzo che non mi capitava di leggere un personaggio così fresco, vivo, così magnificamente reso, proprio nella sua schiettezza, nelle ingenuità e nella ricerca di un'identità. Non particolarmente facile, visto che Ashish è innamorato del suo migliore amico, Sunder. Un suo opposto, anche nella condizione economica e familiare. Sunder, tuttavia, sente il peso di quella famiglia benestante e senza alcun calore umano, e sceglierà la via più semplice. Ad Ashish non resterà che accettare le scelte dell'amico, e si troverà a maturare e comprendere molte cose, fino alla piena maturazione, che lo porterà ad ottenere risultati importanti. Una crescita seguita magnificamente dalla penna dell'autrice, che alterna tra Ashish e i due zii, aprendo mille finestre sulla città intera.

Una scrittura fatta di tanti piccoli oggetti, di luoghi, scorci, profumi. Una scrittura bella, “femminile” in tutta la sensibilità di cui una donna è capace, mai fuori posto, mai eccessiva, mai stridula. Dolce, mediatrice, matura e consapevole, piena di venerazione e ammirazione, smaliziata. Una scelta fortunata della Bollati Boringhieri, che ci ha regalato una possibilità deliziosa di sorridere e commuoverci, di sentire un respiro e un battito del cuore di una città lontana.

Un magnifico esordio per un'autrice che terremo d'occhio (non vedo l'ora). 
Ecco il link a un'intervista. 



Titolo: Lo scrivano di Bombay
Autore: Anjali Joseph
Editore: Bollati Boringhieri
Pagine: 266
Prezzo: 17,00 €

@ Carla Righetti per Dita d'Inchiostro

Nessun commento:

Posta un commento

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...