martedì 15 ottobre 2013

La danza delle marionette - L'urban Fantasy italiano ha ancora qualcosa da dire

Suona la danza e le marionette si muovono a tempo di musica.
Galinder e Malakith. I loro seguaci, i loro servi.
Angus. E Kerri.
Chi è che regge i fili?


Salve a tutti. È la prima volta che scrivo su questo blog, anche se mi ero offerta di collaborare diverso tempo fa in quanto amyketta di Panssj perché sono troppo cazzona per tenere un mio blog perché mi sarebbe piaciuto provare. La verità è che non so se sono all’altezza, però volevo cimentarmi con questa recensione perché secondo me il romanzo di cui mi appresto a parlare merita. L’ho conosciuto grazie ad un forum che frequento (Massacri Fantasy), che ne aveva parlato bene e aveva consigliato la relativa catena dilettura su aNobii (ebbene sì, sono una anobiana anch’io). E a proposito, consiglio l’esperienza della catena di lettura, bisogna aspettare un po’ per il libro ma ne vale la pena e un piego di libri ha un prezzo veramente irrisorio (1,28 €).

Il romanzo in questione è “La danza delle marionette” di Luca Buggio. Ho deciso di recensirlo principalmente per un motivo: è stato pubblicato da una casa editrice piccola e ha avuto una distribuzione praticamente nulla, ma sono convinta che meriti un po’ di pubblicità. Perché fa abbastanza schifo che le grandi case editrici pubblichino libr cose come “Marked”, magari accompagnate da grandi campagne pubblicitarie, e che un romanzo come questo venga completamente ignorato perché non si rivolge a un pubblico di adolescenti decerebrati. Inoltre l’autore è una persona molto disponibile e aperta alle critiche, e posso assicurare che non se ne incontrano poi molte. Ma basta con l’introduzione.

L'orrore, lo schifo, l'insulto a tutto ciò che c'è di
buono e giusto in questo mondo.
Ho citato “Marked” non a caso: “La danza delle marionette” è un urban fantasy e parla di vampiri. Giù i forconi! Non ha assolutamente NULLA a che vedere con Twilight e compagnia cantante (anzi, è stato scritto ben prima che la moda esplodesse). Qui i vampiri sono veri, si nutrono di sangue umano, temono il fuoco e vengono inceneriti dalla luce del sole. Il protagonista, Angus, è un vampiro che ha scelto di proteggere i deboli e di nutrirsi solo di coloro che fanno del male agli altri. Ha fondato e finanzia la Fondazione Shannon, dedicata alla memoria della moglie, che ospita ragazzi che vengono da situazioni di degrado e di abusi, e offre un rifugio ai senzatetto. Kerri è la giovane direttrice della Fondazione, salvata anche lei da giovanissima da una vita di sopraffazione e violenza; ha deciso di dedicarsi completamente alla Fondazione e di rimanere accanto ad Angus, che ama da sempre.

Ma Angus non è l’unico vampiro in città. Galinder è il leader della comunità di vampiri della metropoli, è antico e potente, ed è stato lui ad assegnare a ognuno una zona della città da controllare e in cui procurarsi il cibo. La comunità si regge su alleanze e giochi di potere che ad Angus non interessano, finché la guerra fra Galinder e una sua vecchia “nemica”, Malakith, arriverà a minacciare il suo mondo e lui dovrà decidere da che parte schierarsi. Come spiega l’autore su aNobii, “la danza delle marionette” del titolo è proprio quella del “Dominus” Galinder, di Malakith e del filosofo Policlete, il capo di una setta di vampiri chiamati Sofisti; «una partita a scacchi in cui Angus si trova ad essere pedina suo malgrado, e che è obbligato a giocare fino in fondo per la sua esistenza e quella delle persone che ama».
È difficile riassumere questo libro in modo esauriente ma senza fare troppi spoiler, perciò con la trama mi fermo qui, anche se ci sarebbe ancora tanto da dire.

I personaggi sono molti ma ben caratterizzati, tanto è vero che a distanza di un mese dalla lettura me li ricordo piuttosto bene, e non ho quel che si dice una memoria da elefante. Alcuni tra quelli che mi hanno colpito di più, oltre a quelli già citati, sono Rachel, la piccola “informatrice” di Angus, baby-gangster testarda e ribelle; Brian, autista e guardia del corpo di Angus, fedele al suo capo fino alle estreme conseguenze; Erin, la “figlia” di Malakith, combattuta tra la sua natura di vampiro e la vocazione ad aiutare il prossimo (in vita era un medico).

Tratto da "Marionette" (Dylan Dog)
Probabilmente una pecca dei personaggi di questo romanzo è proprio il fatto che sono numerosi: c’è meno spazio per approfondire le loro storie e il passato e il vissuto di molti rimangono oscuri. Ad esempio padre Robert, il prete dei quartieri poveri che aiuta i protetti di Angus, viene significativamente introdotto attraverso un sogno che rappresenta la lotta tra il Bene e il Male e ci permette di intuire la sua personalità; ma nel corso del romanzo sarà una figura poco approfondita.
Probabilmente però, i personaggi che vengono approfonditi meno sono gli antagonisti, in particolare quelli “minori”. Questo è sicuramente da imputare ad una scelta precisa più che ad un errore, visto che la storia è raccontata dal punto di vista dei “buoni”; tuttavia mi sarebbe piaciuto conoscere meglio la psicologia di alcuni di loro.

Il fatto che io abbia parlato di “buoni” non deve portare fuori strada: in questo romanzo non c’è una reale distinzione tra buoni e cattivi. Questa caratteristica è ben rappresentata dal protagonista, che non troverà facile scegliere con chi allearsi (e quindi distinguere i “buoni” dai “cattivi”), e non è egli stesso un buono a tutti gli effetti. Angus è tormentato dai sensi di colpa per gli errori commessi nella sua vita precedente, che cerca costantemente di espiare, e ha una natura bestiale che deve tenere nascosta per proteggere le persone che ama. Sa che Kerri è innamorata di lui, ma è anche consapevole del fatto che non potrà mai ricambiarla; qui il conflitto è reale, a differenza che in “Twilight”, ad esempio. Vediamo Angus diventare una belva assetata -letteralmente- di sangue quando uccide, capace a stento di controllare il suo istinto. E anche se le sue vittime hanno compiuto azioni discutibili, sono pur sempre esseri umani che vengono condannati ad una morte cruenta e senza possibilità di scampo.

A parte la trama, sono state due le cose che ho apprezzato di più di questo romanzo: lo stile di scrittura e l’ambientazione.
Lo stile è molto “cinematografico”, con in generale un buon equilibrio di mostrato e raccontato (nonostante alcuni errori, come dirò poi); le scene sono descritte in maniera vivida, in particolare quelle d’azione, che in genere rischiano di annoiare, mentre qui hanno un buon ritmo. Alcune scelte stilistiche mi hanno ricordato Stephen King, ad esempio quella di inserire un dialogo non essenziale per la trama, ma che aggiunge realismo e “colore” alla scena (un gruppo di senzatetto ospiti della fondazione che parlano del concerto di Woodstock, a cui da giovani hanno partecipato). Probabilmente un’influenza c’è, visto che sembra essere uno degli scrittori preferiti dall’autore, almeno stando alla sua libreria anobiana.

La storia si svolge tra il 2 novembre e il 25 dicembre, a simboleggiare, come spiega l’autore, la morte e la rinascita. Il romanzo è interamente ambientato in una «città senza nome», notturna, piovosa e fatta di quartieri degradati, quasi gotica. Questa ambientazione mi ha fatto pensare ad uno dei miei film – e fumetti- preferiti, “Il Corvo”, che l’autore mi ha confermato essere stati fra le sue fonti d’ispirazione. Il protagonista stesso, che è un giustiziere che in un certo senso porta avanti una “vendetta”, e convive con il costante ricordo della moglie morta, mi ha ricordato Eric Draven.

Nonostante tutto, questo romanzo non è esente da difetti: ci sono incertezze grammaticali, alcune parti troppo raccontate, alcuni infodump e frasi artificiose. Per una dissezion disamina più dettagliata degli errori presenti nel romanzo, rimando alla pignol accurata recensione di Werehare qui.
Sono tutto sommato d’accordo con questa recensione, tuttavia ho dato un voto più alto al romanzo perké lei è kattyva e kritykona e io no perché ho voluto premiare un autore esordiente pubblicato da una casa editrice semisconosciuta. E non per amykettismo, ma essenzialmente per due ragioni: 1) questo libro non è stato revisionato. Non è stato sottoposto a correzione di bozze né tantomeno a editing 2) ho trovato errori anche peggiori in libri pubblicati da case editrici famose; in compenso le trame di questi ultimi fanno pena: sono infantili e hanno buchi logici in cui ci si può parcheggiare un SUV. E non sto parlando di uno o due libri, ma della media dei fantasy italiani pubblicati da un esordiente (e non solo).

In conclusione, questo romanzo avrebbe sicuramente bisogno di un buon editing, ma la base c’è ed è buona. L’autore ha talento e sono sicura che con l’esperienza potrà correggere i difetti presenti nel libro. Consiglio di partecipare alla catena di lettura su aNobii e, se vi piace, magari di comprarlo.

Il booktrailer:


© Emica89, Dita D'Inchiostro.

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